Albi, Veronica (2024) Ancora sulla Vita nova come elegia: qualche considerazione sull’influenza della linea elegiaca biblico-boeziana. Reti Medievali Rivista, 25 (2). pp. 383-410. ISSN 1593-2214
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Testo
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Abstract
ITALIANO: La Vita nova è stata convincentemente ricondotta da Stefano Carrai all’ambito elegiaco sulla base della definizione medievale del genere quale stilus miserorum, incentrata su caratteristiche di tipo contenutistico e tonale più che stilistico. Tra i testi più rappresentativi del genere è senz’altro la Consolatio di Boezio che, in virtù di quanto affermato in Conv. II.XII.2 e della forma prosimetrica, viene additata quale principale modello della Vita nova; accanto a questa, l’altro archetipo del genere elegiaco sicuramente presente a Dante è offerto dalla Bibbia: studi recenti hanno chiarito ulteriormente l’articolato ruolo giocato dalle Lamentazioni dello ps. Ge- remia, mentre variamente stimato è il contributo offerto dal libro di Giobbe. Il presente saggio si propone di riesaminare quest’ultimo aspetto e illustrare come la predilezione letteraria tardo-duecentesca per il tipo del Giobbe dolente su quello del Giobbe paziente rifletta l’orientamento della coeva esegesi biblica; il contributo intende inoltre mostrare, a partire dal patrimonio librario di Santa Croce, l’attualità e la diffusione dell’interpretazione elegiaca di Giobbe, studiando l’esegesi al libro biblico e la circolazione a Firenze in epoca dantesca di alcuni testi elegiaco-consolatori fortemente influenzati dagli esempi di Giobbe e Boezio. / ENGLISH: The Vita nova has been convincingly traced back to the elegiac sphere on the basis of the medieval definition of the genre as stilus miserorum, centred on content and tonal rather than stylistic characteristics. One of the most representative texts of the elegiac genre is undoubtedly Boethius’ Consolatio which, by virtue of its prosimetric form and the influence of Conv. II.XII.2, is pointed out as the main model of the Vita nova. In addition to this, the other archetype of the elegiac genre certainly known to Dante is the Bible: recent studies have also increasingly clarified the articulated role played by the Lamentations of Ps. Jeremiah, while variously esteemed is the contribution offered by the Book of Job. This essay aims at re-examining this latter aspect, illustrating how the late thirteenth-century literary predilection for the type of the “sorrowful Job” over that of the “patient Job” reflects the trend of the contemporary biblical exegesis. The contribution also intends to show, starting from the case of the library of Santa Croce, the actuality and diffusion of the elegiac interpretation of the Book of Job, studying its exegesis and the circulation in Dante’s Florence of some elegiac-consolatory texts strongly influenced by the examples of Job and Boethius.
Tipologia del documento: | Articolo in rivista |
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Informazioni aggiuntive: | Nella sezione monografica "Parole nove: indagini sul lessico della Vita nova di Dante Alighieri. I. Riflessi classici, biblici e scientifici", a cura di Nicolò Maldina e Donatella Tronca. / Il presente saggio rientra nelle ricerc he del PRIN 2017 "Libri e lettori a Firenze dal XIII al XVsecolo: la biblioteca di Santa Croce" (Prot. 2017WB4SZW; PI Giorgio Inglese), unità di ricerca dell’Università Roma Tre. |
Parole chiave: | Medioevo, secoli XIII-XIV, Firenze, Santa Croce, Santa Maria Novella, Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Servasanto da Faenza, Remigio dei Girolami, Boezio, Giobbe, elegia, Middle Ages, 13th-14th centuries, Florence, Boethius, The Book of Job, elegy |
Soggetto: | D History General and Old World > D History (General) > D111 Medieval History |
Depositato da: | dr Vincenzo De Luise |
Depositato il: | 19 Lug 2025 17:08 |
Ultima modifica: | 19 Lug 2025 17:08 |
URI: | http://www.rmoa.unina.it/id/eprint/7073 |
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